Da ARCHIVIO 68 – “Un Ambigua Utopia”

n° 1 Dicembre 1977

Apriamo questoeditoriale del primo numero di “UN’AMBIGUA UTOPIA”, ponendoci una domanda d’ob­bligo. Definire cos’è la fantascienza. Una doman da che tanti prima di noi hanno già posto, riso.1 vendola con mille soluzioni diverse e con la pre. tesa, ciascuno, di aver dato la definizione giu­sta, vera e pertanto unica.
Noi non abbiam

o simili pretese, anzi, lo diciamo già da subito,le nostre risposte a questa e ad altre domande, le nostre critiche, analisi, sono di parte. Non cerchiamo la verità assoluta, il Santo Graal. Cerchiamo di fornire una risposta di classe. Una risposta che parte dalle nostre e sigenze, dalla nostra scelta di lavorare per l’u na o per l’altra classe.
A seconda del proprio pensiero politico allora? Ma cosa c’entra la fantascienza con la politica? Un attimo di pazienza, vediamo di affrontare in­tanto la domanda che avevamo posto all’inizio. COS’E’ LA FANTASCIENZA!
Fantasia della scienza o scienza della fantasia? Non è un inutile giochetto linguistico.
La prima “definizione” dice che la fantascienza è uno sguardo sulle illimitate possibilità della scienza, la profetizzazione delle nuove scoperte scientifiche; novella “Centurie di Nostradamus” del XX secolo, ipoteca la vita del futuro, imba­stendo una lotteria cosmica sulle infinite possi, bilità del domani.
Ma non sono le scommesse sul futuro quelle che ci interessano.
La seconda indicazione è una scommessa sull’oggi. Scienza, strumento, indagine per riappropriarci della fantasia, della creatività, del godimento. Ecco, ci siamo. Questa è la nostra verità, la ve rità che ci interessa. La nostra fantasia, la creatività, la spontaneità, il gioco, il piacere il godimento. Tutto questo è stato occultato,se£ pellito, represso dalla scienza ufficiale, che ha assunto il proprio idolo nel cosiddetto “prin cipio di realta”.
La fantascienza è invece portavoce del “princi­pio del piacere”.
In pratica i bisogni del capitale, contro i bis£ gr.i dell’uomo.
Il capitale deve, per sopravvivere e svilupparsi reprimere i veri bisogni dell’uomo, per sostitu­irli con i suoi bisogni(creare nuovi prodotti e creare l’esigenza di consumarli), con un modello di vita e di società a lui congeniale (la fami­glia, la scuola, la caserma, il lavoro salariato ecc. ecc.).
La fantascienza è un segno di rivolta a tutto questo, è la riscossa del principio del “piace­re” sul principio di “realtà”.
Avremo tempo di entrare nello specifico di que- sti concetti in articoli successivi; cerchiamo di porci ora il perchè di questa rivista e so­prattutto, chiarito che la matrice della SF è u- na rivolta alla civiltà occidentale, distinguere la parte progressista (proiettata in avanti) da quella reazionaria (volta all’indietro, fuga, e- vasione, recupero di valori precapitalistici).
Chiariamo innanzitutto che la nostra iniziativa non si diversifica dalle altre, nel fatto che noi siamo dei “fans” compagni e per cui soste­niamo la SF di sinistra o progressista contro quella reazionaria.
Noi non siamo dei sostenitori della SF, non sia mo dei fans.
Non vogliamo allargare, far crescere, propagan­dare la fantascienza.
VOGLIAMO DISTRUGGERLA.
Nel senso che vogliamo rompere questo involucro questo contenitore che si chiama fantascienza, e dimostrare che ciò che contiene, ciò che c’è dentro, non è altro che quello che si trova fuo ri.
Andiamo a vedere infatti perchè, a quale scopo, questo genere di letteratura è stato denominato fantascienza.
La parola fantascienza sancisce la non veridici, tà di quello che essa ingloba. La non realtà.

La presenza della parola fantasia, annulla l’uf ficialità e pertanto la realtà della scienza.
La politica è la vita e perciò la realtà. La fantascienza, essendo la non-realtà, non può quindi essere politica.
Quale miglior travestimento per una politica reazionaria.
Se, ad esempio, Heinlein, Anderson,Vancee al­tri facessero letteratura “normale” o filosofia invece di SF o fantasy,la loro linea politica sarebbe scoperta, palese ed il loro pubblico sa rebbe solamente quello che già in partenza è d’accordo con loro.
Con la copertura della fantascienza, e perciò della neutralità dal politico, essi possono ar­rivare ad un pubblico ben più vasto (anche di sinistra) e propagandare la loro bieca filoso­fia reazionaria.
Se naturale è per la destra cammuffare i suoi contenuti, (cammuffare, poi, fino ad un certo punto, perchè basta trasportare tutto il loro becero militarismo di oggi nella legione dello spazio del futuro, o la volontà di potenza, ov­viamente non quella niciana ma quella nazista, nel mutante dotato di poteri psi, ed il gioco è fatto) per la sinistra invece, è facile cadere nella scomunica per “non fantascientificità” , (vedi le lettere su ROBOT per i racconti di Al- dani, Miglieruolo ecc.).
C’è chi, come le scrittrici americane, (Ursula Le Guin, M.A. Foster) hanno superato lo scoglio trasferendo su altri pianeti l’URSS, gli USA o il Vietnam.
L’oasi del non reale fantascientifico non infi­cia i contenuti reazionari che, anzi, hanno co­sì il potere di occultarsi e pertanto di non trovare barriere protettive (capacità critiche) nei suoi fruitori. E, pertanto, modelli, pararne tri di interpretazione della realtà, falsi biso. gni, vengono introiettati e messi in grado di o perare a livello inconscio.Per i contenuti rivoluzionari o solo progressi­sti, invece, il discorso è l’opposto.
Qualunque proposta di un mondo, di una vita al^ temativa, è fantascientifica.
Se l’alternativa rivoluzionaria è ghettizzata nella fantascienza, è perchè si può soltanto sognare e non praticare.
Da questo la tendenza, specialmente di scritta ri italiani, ad una visione nichilista, autodi struttrice.
Una critica spietata al sistema, analizzato in tutte le sue aberrazioni ed in tutta la sua violenza, ma sostanzialmente una rivolta senza sbocchi se non la fuga (QUANDO LE RADICI di Li no Aldani) o il suicidio (DOVE STIAMO VOLANDO di Vittorio Curtoni).
Quale in concreto allora il nostro compito? Noi crediamo che sia il ripercorrere a marcia indietro la strada che intercorre tra una ben precisa ideologia, il pensiero e l’opera di fantascienza, svelando così, da una parte, i contenuti reazionari, e dall’altra contribuen­do a realizzare un’analisi scientifica sui prò. blemi di un modo di vita alternativo, per impa rare a praticare l’utopia, anziché sognarla.