Quando la paranoia anti-russa diventa grottesca.
In un saggio del 1921 intitolato “Riflessioni di uno storico sulle false notizie della guerra”,il grande storico francese Marc Bloch analizza i meccanismi che permettono il diffondersi di notizie false e di “bufale” incoraggiate dalla propaganda dei belligeranti e alimentate anche dai pregiudizi e dalla mancanza di senso critico del pubblico. Egli, tra l’altro, ricorda un buffo proverbio tedesco che suona così:” Kommt der Krieg ins Land,dann gibt’s Lügen wie Sand”(Quando arriva la guerra ci sono le bugie come la sabbia).Mi pare adeguato questo proverbio per riferirmi alla paranoia anti russa che scuote i mass media e certi social italiani in questi giorni provocando non solo episodi di censura delle idee ma anche iniziative di esclusione di artisti russi dal pubblico italiano perché non hanno preso le distanze dall’invasione dell’Ucraina decisa da Putin. Tra le cose più grottesche il “top” secondo me va assegnato al rettore dell’Università di Milano Bicocca che ha addirittura impedito una serie di lezioni su F.M. Dostoevskij che doveva tenere il Prof. Paolo Nori. Che il delirio anti-russo dovesse colpire anche uno dei più grandi scrittori dell’umanità mi è sembrato proprio enorme. Anche perché il Prof. Nori ha il merito di aver promosso la traduzione e la stampa (nonché di aver prefato)uno dei libri più interessanti apparsi negli ultimi tempi intitolato “Un Certo Dostoevski. Biografia polifonica in lettere,diari testimonianze” di cui presentiamo qui una breve scheda.
Un Certo Dostoevskij.Biografia polifonica in lettere,diari e testimonianze. A cura di Pavel Fokin.Prefazione di Paolo Nori. Milano 2021.Planeta Libri. UTET
Il prefatore del volume mette,nell’introduzione, subito le mani avanti spiegando a chi legge che questa non è una biografia di Dostoevskij ma una serie di testimonianze su di lui che provengono da molte fonti tutte contemporanee. Il curatore dell’opera Pavel Fokin è il direttore della casa museo di F:M. Dostoevskij a S.Pietroburgo ed è anche uno storico della letteratura,quindi è la persona giusta per condurre il lettore italiano alla scoperta del “personaggio Dostoevskij”quale appariva agli occhi dei contemporanei. Che lo scrittore fosse un tipo eccezionale se ne accorsero in molti: io ad esempio ho trovato traccia di ciò studiando la storia della Comune di Parigi .Tra le comunarde straniere ce n’è una famosa che è nota come Anna Jaclard ma che, da ragazza, aveva questo nome Anna Vasilevna Korvin-Krukoskaja.Costei in gioventù, prima di sposare Victor Jaclard, conobbe nel 1864 Fëdor Michailovich Dostoevskij dopo aver pubblicato due racconti nella rivista letteraria “L’Epoca”.Lo scrittore la incoraggiò e si legò d’amicizia con lei fino a chiederle di sposarlo,ma ottenne un rifiuto. Anna scrisse alla sorella Sofja “Sono stupita di non poterlo amare. E’ talmente buono,intelligente,geniale. Ma gli occorre una donna che si consacri interamente a lui, e io non posso farlo”. Si suppone che Anna sia stata rappresentata da Dostoevskij nel personaggio di Aglaia Epancina nel romanzo “L’Idiota”.
Questa traccia non viene seguita nel libro curato da Pavel Fokin, che si sviluppa in tre parti principali. Nella prima intitolata “Personalità” viene descritto Dostoevskij come appariva nella vita quotidiana a partire dal suo aspetto fisico,fino a descrivere il suo vizio del gioco , la sua malattia e gli aspetti del suo carattere. La seconda parte intitolata “Parenti e amici” ci dà conto delle persone che gli sono state più vicine e che hanno avuto con lui rapporti strettissimi. La terza parte che Fokin intitola “Vita e destino” ( come il romanzo di Vassilij Grossman) è la biografia vera e propria e ha un andamento strettamente cronologico dall’infanzia moscovita alla morte e alla sua celebrazione. Conclude il volume una cronologia della vita e delle opere di Dostoevskij. L’unica pecca editoriale è che manca nell’indice dei nomi qualche notizia sugli estensori di lettere,diari,note che avrebbe aiutato il lettore italiano non specialista a capire chi siano certi personaggi ricordati. Nonostante questa piccola pecca e la mole del volume,oltre quattrocento pagine, si legge tutto d’un fiato perché il curatore ha scelto le pagine più significative dei ricordi di coloro che vissero accanto al grande scrittore. Si tratta di un’opera letteraria molto raffinata e interessante che ha anche dietro di sé una valida tradizione letteraria. A me è venuto subito in mente i “Colloqui con Marx e Engels”testimonianze della vita di Marx e Engels curato da Hans Magnus Enzensberger che fu pubblicato nel 1973 per la prima volta e che segue lo stesso metodo di usato da Fokin. Enzensberger attraverso le testimonianze dei contemporanei ricostruisce il profilo dei due grandi studiosi teorici e politici dell’800 attraverso le parole di coloro che l’avevano conosciuti.
Anche da questi pochi cenni si capisce quindi che l’opera del Prof. Fokin è in realtà una operazione letteraria molto raffinata capace di mettere in luce la complessità della figura del grande scrittore russo. Infatti,leggendo queste pagine,non vien fuori un Dostoevskij ma molti e il lettore deve scegliere quale di questi rappresenti l’immagine di lui che ciascuno si è fatto leggendo i suoi romanzi. In ogni modo anche scorrendo queste testimonianze risalta in pieno la complessità,la grandezza di una personalità assolutamente straordinaria che ha scavato nel profondo dell’animo umano,portandone alla luce quel “sottosuolo” ben prima che Freud lo facesse diventare un paradigma scientifico. Questo volume poi invoglia il lettore curioso a riprendere in mano i singoli romanzi e racconti per constatare il rapporto tra l’opera compiuta e la vita.
Vito Nanni